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Le parole dello status quo: Leader

Le parole dello status quo: Leader

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[La parole dello status quo / 04] Sedici anni fa, durante un evento, scambiai il mio biglietto da visita di HR Manager con quello dell’HR Leader del CERN di Ginevra.

Era la prima volta che vedevo la dicitura “leader” nero su bianco. Dieci anni dopo, la moda del manager vs leader ha contagiato tutte le scuole di management e di pensiero; da un lustro ormai vedo slide e meme che illustrano l’attitudine simil-dittatoriale e direttiva del manager rispetto a quella partecipativa del leader-sono-uno-di-voi.

Fuffa.
Non è una parola a fare la differenza: “leader” presuppone sempre e comunque una gerarchia, un sopra e un sotto, una responsabilità decisionale focalizzata su una persona sola, e tutti gli altri dietro.

Nel mondo che verrà saremo responsabili del nostro destino, tutte e tutti insieme, senza bisogno di affidarci a un leader, che sia illuminato o meno. Vendere il concetto di leader come esempio di co-creazione ha un livello di mistificazione simile a quello del mito del padrone gentile con gli schiavi.

Dobbiamo rifiutare lo stereotipo dell’uomo forte: è una scorciatoia che ci deresponsabilizza e ci mette nella posizione di spettatori passivi.

E che raramente ha esiti positivi. Non per niente “leader”, in tedesco, si traduce “Führer”…

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